Numeri expo Milano
I veri numeri expo Milano sono un mistero.
Questo post potrebbe intitolarsi anche “l’irresistibile caponata dello chef Peppe Giuffré” oppure “le proposte indecenti della Serbia…”.
Stai infatti per leggere i veri numeri di Expo Milano 2015, quelli fuoriusciti dall’incontro di due Sardelloni specializzati nell’insider trading fieristico, dati assolutamente riservati e da non divulgare mai.
Sardelloni a Milano
Innanzitutto vediamo di capire bene chi è un Sardellone e come si riconosce.
Dicasi Sardellone…
“creatura ignorante con spiccate doti di socialità, fortemente propensa alla battuta di spirito, al consumo di ogni tipo di sostanza alterante e al lancio di una quantità disumana di sarde, ovvero sia di avances alle gnoccolone”.
Riconoscibile da…
inconfondibile incedere cazzaro; dal look stravagante; dalla totale assenza di freni inibitori; biodiversità interiore e posteriore.
Quando due Sardelloni s’incontrano può succedere di tutto.
ERNEST HEMINGWAY
E questa cosa è ancora più vera quando l’ultima zingarata insieme risale a quando avevamo entrambi i capelli.
Bei tempi.
Correva l’anno 1991, andavamo ancora in giro con la molletta in testa e i gettoni del telefono in tasca.
Era un’altro mondo, Mark Zuckerberg aveva 7 anni, Sergey Brin e Larry Page stavano googlelando per capire come festeggiare i 18 anni e noi avevamo già riempito la casella “dolori strazianti per una vita”, senza mai perdere la voglia di ridere.
La vita è ciò che ti succede mentre fai altri progetti.
JOHN LENNON
Così quando il dott. Giuliano Vantaggi, consulente number 1 per il marketing turistico in Italia, mi propone la zingarata a Milano non ho saputo resistere al fascino del revival e delle nostre atmosfere ormai vintage.
“Sì, mi faccio prestare una camicia e ci sono…”, correndo il rischio di vedermi patetico, perché non c’è niente di peggio dei vekki che vogliono fare i giovani a tutti costi.
La curiosità era molta, anche per l’Expo.
A tal proposito, pur mantenendo un pensiero critico per certe componenti sotto gli occhi di tutti, penso che quando il tuo Paese si lancia in un qualcosa di così grande ed importante il minimo che tu possa fare, se il tutto è già stato deciso ed avviato, sia di farlo funzionare al meglio, portando il tuo entusiasmo.
Expo-ottimismo
In questo sono un expo-ottimista non a libro paga, forse perché vengo dallo sport e so che quando il mercato è chiuso quella è la tua squadra fino alla fine e con quella devi fare il meglio che puoi.
Poi, una volta terminato il campionato puoi cambiarla o andartene tu, idem per l’Expo con i dovuti adattamenti essendo un’evento scarsamente condizionabile direttamente se non appartieni ai tavoli giusti.
Di certo, come cittadino, nessuno ti obbliga ad andarci ma neanche a parlarne male, o peggio a distruggere una città per manifestare dissenso.
Distruggere è più facile di costruire, ma restano solo le macerie.
PONZIO PILATO
I veri numeri di expo Milano 2015 sono quindi la top 10 di un’esperienza insieme e qualche simpatico consiglio per la tua gita all’Expo.
1 Milano
Come si fa a non amare la città con più alta concentrazione di modelle e in cui anche lo smog è impegnatissimo?
Energia alla stato puro, un luogo magico, dove hai la sensazione che stia sempre succedendo qualcosa.
Qualcosa di grande.
2 L’ormai classica Vantaggiata
All’ingresso di Roserio uno zelante volontario ci dice di tornare indietro e di parcheggiare a Gallarate, prenotando in anticipo il posto altrimenti non ci avrebbero fatto neanche entrare.
Essendo già noi in clamoroso ritardo, il dott Vantaggi risponde: “Certamente, ci andiamo subito!”, ma appena ripartiti si gira verso di me e dice la frase che stavo aspettando:
“Se lo sogna che torniamo fino a là! Lui non ha mai visto una Vantaggiata! Ah ah ah …
Adesso gli lascio la macchina qui in mezzo nel viadotto!”
come se quel povero volontario fosse il responsabile ultimo della viabilità dell’Expo e la causa del nostro ritardo.
Adoro Giuliano quando fa così nel delirio più assoluto!
Il punto è che l’ha fatto veramente e dopo 2 minuti ripassiamo davanti al tipo a piedi, sorridenti come solo due dementi possono fare con un’espressione che diceva:
“Certo… l’abbiamo lasciata a Gallarate… Vamos…”.
Un consiglio: se non riesci a convivere serenamente come Vantaggi con la possibilità che ti portino via l’auto per sempre e ti mettano la patente nel Minipimer, all’Expo arrivaci con i mezzi pubblici, funzionano benissimo.
3 Sicurezza
Più facile entrare al Pentagono armati dicendo “USA merda”.
Metal detector come non ci fosse un domani.
Ti fanno togliere tutto.
Indimenticabile l’espressione della poliziotta al “suona perché è di ferro” del Sardella, riferito hai capito a cosa.
Epico.
4 Pulizia
A Disneyland una cartaccia sta in terra meno di un minuto, per la precisione 36″.
All’Expo questo studio forse non l’ha fatto nessuno, ma le indicazioni sono state le stesse.
Per terra ci puoi mangiare e considerando che la pulizia è l’indicatore numero 1 riferito alla ricettività turistica, ossia il parametro che ti fa dare un giudizio positivo o negativo su una struttura, questa cosa è davvero toga.
Bravi ragazzi! Fieri di voi! Grazie. Avanti così! Facciamo bella figura.
5 Caponata
Ne avremmo mangiata non so quanta, non riuscivamo a smettere.
Chef Peppe Giuffré, da Palermo con i canditi, ci hai regalato una gioia ed il cannolo frammentato ci ha riconciliato con il mondo e la glicemia. Viva la Sicilia. Viva l’Italia.
6 Delirio Tecnologico Egiziano
Questo padiglione è surreale.
Appena entri ti vogliono mettere a tutti i costi in testa un visore 3D con il quale risali virtualmente il Nilo.
Agghiacciante.
Non ti lasciano stare finché non provi pensando che sia una figata pazzesca e quando inizi non vedi l’ora che finisca.
“Davvero sto vedendo questa roba?!?”
Non sai come smettere e dentro di te dici “dai resisto ancora due secondi altrimenti si offendono…”.
Poi, una volta fuggito dal supplizio entri in una sala dove ti vedi proiettato sulla parete mescolato a scene rurali egiziane create al computer.
Talmente agghiacciante che non vuoi più uscire e cominci a farti tremila selfie in pieno delirio tecnologico egiziano.
Surreale.
7 Balletto Kazako
Dopo il Tuca Tuca indiscutibilmente al primo posto per me.
Sardellone Vantaggi si stava buttando sul palconoscenico, ho dovuto addormentarlo con un’iniezione di sonnifero preso in prestito dallo stand del KGB nel padiglione della Russia.
NB: Ti danno anche le Molotov sotto banco se vuoi.
Padiglione Olanda
Indimenticabile atmosfera progettata da un fumatore di canne con gli zoccoli.
Quando entri nello spazio svacco del padiglione dell’Olanda capisci perché nel calcio gli olandesi portano in ritiro mogli, fidanzate ed amanti e non vorresti andare più via.
Un consiglio: questo padiglione è all’interno di Expo, non è un porto franco, non è un posto in cui puoi fumarti di tutto solo perché senti la musica a palla, ti spiaggi sui divanetti e vedi delle stragnocche arancioni everywhere.
Keep Calm & no smoke.
8 Sarde Serbe
Se vuoi emozioni forti, il padiglione della Serbia fa per te.
Nel soffitto c’è una gigantesca mole per il grano tipo spada di Damocle e le ragazze all’interno hanno preso alla lettera lo slogan proiettato sulla parete:
The future is Sharing.
Diciamo che mai avremmo pensato di ricevere noi, lanciatori professionisti di sarde al mondo, delle sarde come quelle che ci hanno lanciato quelle due ragazze.
Imbarazzante e confortante, perché abbiamo ancora il nostro porco pubblico… ah ah ah.
All’uscita del padiglione ci siamo guardati e ci siamo detti:
“ma hai sentito anche tu quello che ci hanno detto?
Ma si rendono conto che se torniamo indietro del padiglione della Serbia non rimane su niente?”.
Ah ah ah, che ignoranti…
PS: se quando vai all’Expo cerchi il padiglione della Serbia e non lo trovi hai capito perché…
9 Albero della vita
Sai che è stata una clamorosa lisciata di pelo architettonica, ma stai lì a guardarlo sognante.
Emozione.
10 Fuori categoria
Il piacere di ritrovarsi con i soliti denti storti, le ferite di tanta vita e la stessa voglia di ridere.
Il giorno veramente perso è quello in cui non hai riso.
NICOLAS DE CHAMFORT
Up and Joy
PS: Il padiglione Colombia… tanta roba